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martedì 29 novembre 2016

step19: Anatomia del marrone

Per anatomia (vocabolo che deriva dalla parola greca ανατομή, anatomè = dissezione", composto da ανά, anà = "attraverso", e τέμνω, tèmno = "tagliare") s'intende l'analisi profonda, il taglio netto sulla superficie di un oggetto o concetto, per scoprire cosa si nasconde all'interno di questo, quali sono i significati e messaggi più profondi e intimi che si celano dietro una semplice parola, immagine o idea.


 La sezione di un geode mostra un agata blu con al centro dei cristalli di ametista


Nel caso del marrone, ad esempio, la prima immagine che affiora in mente è quella della corteccia di un vecchio albero e, conseguentemente, tutto il paesaggio che la attornia, una foresta selvaggia. Mi richiama quindi un ambiente privo di regole e convezioni, un luogo in cui si può essere liberi e svincolati da qualsivoglia dogma sociale, un po' come la foresta del Congo che dovette affrontare Marlow nel romanzo 'Heart of Darkness' di J. Conrad.




Ma è in questo viaggio immaginario nella foresta selvaggia che un altro suo elemento marrone cattura la mia attenzione, un elemento tipico dei suoi luoghi più umidi e più oscuri come le paludi o le sabbie mobili, ovvero il fango. Fango che mi evoca alla mente una condizione di sporcizia, colpa, prigionia, totalmente opposta a quella di vivida libertà sotto i fogliami degli alberi pluviali.




Immediata è l'associazione del fango alla terra, terra da cui ha origine unendo quest'ultima a della torbida acqua. Una terra che fa quasi paura, che mi evoca un sentimento di angoscia, una terra fredda, brulla, emblema della fine, terra in cui ogni umano è destinato un giorno unirsi. 




Unirsi tuttavia non per rimanervi custodito tale, ovvero polvere, cenere, ma per poter fornir nutrimento e materia prima a nuove piante e nuovi organismi, da cui ricomincerà quindi il  ciclo della vita, ed è quindi istantaneamente che mi si balena alla mente l'immagine di una terra di un bruno luminoso, vivido, sulla quale battono i raggi di un caldo sole del Sud, immagine che per un attimo mi fa sentire a casa. 
I sentimenti che adesso pervadono il mio animo sono di tranquillità, sicurezza, appartenenza alla mia Terra, affetto. E in silenzio continuo a contemplare tutto ciò.





Il viaggio mentale per poter compiere un'anatomia di questo fantastico colore è stato un ottovolante, con ripidi alti e bassi, passando da sensazioni di sregolata libertà, vividezza d'esistenza, a sentimenti di angoscia, paura, terrore per poi concludersi con sensazioni di felicità, serenità e tranquillità. 

lunedì 21 novembre 2016

step18: Le tinte brune nelle arti pittoriche

Caravaggio, "Seppellimento di Santa Lucia", 1608,  Chiesa di Santa Lucia alla Badia


"Il Seppellimento di S. Lucia" di Caravaggio è un imponente capolavoro senza tempo che racconta la fine del martirio della patrona di Siracusa. Vediamo qual è la storia dietro tale capolavoro in cui le tinte brune dominano lo sfondo.

Michelangelo Merisi, detto il “Caravaggio”, venne a Siracusa nell'ottobre del 1608 fuggendo dal Carcere di Malta. Probabilmente fu aiutato nella fuga dal figlio della Marchesa Colonna che si trovava a Malta in qualità di comandante della flotta militare: la famiglia Colonna, ed in particolare la Marchesa, aveva da sempre protetto e sostenuto Michelangelo Merisi.

La presenza di Caravaggio a Siracusa però è avvolta nel mistero: non si sa infatti perché venne a rifugiarsi proprio in questa città né perché realizzò uno dei suoi più grandi capolavori proprio per la Basilica di Santa Lucia al Sepolcro. 
A questo proposito esistono varie ipotesi. Secondo Di Silvestro il collegamento tra Malta e Siracusa è un frate , Frà Raffaele da Malta, che proprio in quegli anni era guardiano del convento della Basilica: dunque Caravaggio potrebbe aver realizzato la pala d’altare per ringraziarlo per l’accoglienza o su richiesta del frate. Secondo Susinno invece, Caravaggio ottenne la commissione grazie all'aiuto dell’amico e collega Mario Minniti, celebre pittore siracusano con il quale Caravaggio aveva lavorato a Roma.





Il seppellimento di santa Lucia è la prima opera siciliana di Caravaggio, il dipinto (cm 408x300) è stato eseguito su un supporto costituito da quattro teli di canapa cuciti in verticale; sopra la preparazione a gesso il pittore ha steso una mestica di colore rosso-bruno che viene lasciata a vista per assumere sia la funzione di fondo, sia quella di “mezzo tono” per le figure. Questo espediente tecnico, già utilizzato nel periodo maltese, permette a Caravaggio dei tempi di esecuzione molto brevi, considerando che l'opera viene portata a termine in soli due mesi. La tavolozza, sui toni dei rossi e dei bruni, è composta da ocra rossa, lacche e rosso cinabro, legati ad olio di lino. 

Caravaggio non ritrae, come era generalmente in uso, il momento del martirio di Lucia: rappresenta, invece, il seppellimento. Il punto di vista dello spettatore è al livello del suolo, dove è adagiato il corpo della santa, come se lo spettatore partecipasse al tragico avvenimento. Tutto è sospeso, lento: il gruppo di personaggi sulla destra assiste alla scena, ma è sulla sinistra il fulcro della composizione, dove le due enormi figure dei seppellitori, lentamente, scavano la fossa.
Il doloroso avvenimento si svolge nella parte bassa ed i personaggi sono sovrastati da un immenso spazio vuoto, desolante, forse un riferimento alle catacombe o alla più importante latomia della città, chiamata proprio da Caravaggio l'Orecchio di Dioniso. 
Dopo il restauro del ’79 presso l’Istituto Centrale per il Restauro di Roma, Il Seppellimento di santa Lucia è stata spesso in giro, sempre più conteso tra mostre ed esposizioni in tutta Italia fino all’ottobre del 2005, quando viene “ricoverato” nuovamente nello stesso Istituto per essere sottoposto ad una serie di indagini diagnostiche che avrebbero dovuto precedere un nuovo restauro. 
Nell’aprile del 2006 il dipinto viene nuovamente sottoposto ad indagini radiografiche, condotte dal Centro Regionale di Restauro della Regione Sicilia, che mostrano la presenza di evidenti alterazioni dovute ai precedenti restauri: la vernice non è stata applicata in maniera uniforme ed i ritocchi riguardano addirittura il 30% della superficie pittorica.
L'ultimo intervento, ancora una volta curato dall’Istituto Centrale per il Restauro, è consistito quindi in un’attenta rilettura critica dei precedenti restauri. 
Dopo che alcuni interventi hanno reso la Chiesa di santa Lucia a Siracusa idonea, il dipinto è tornato nuovamente alla sua sede originaria, posizionato all'interno di una teca climatizzata in acciaio e vetro antiproiettile.





vedi anche:

step17: I brevetti

Il Brevetto presentato, di Renato 12051 Alba Rosso risalente all'aprile 1999, riguarda la produzione di dolcetti al cioccolato e caffè, entrambi ingredienti di colore marrone, molto simili ai Pocket Coffee.
Il motivo per il quale non ho potuto pubblicato il brevetto originale dei Pocket Coffee lo spiegherò a breve, infatti sarei dovuto andare in Africa per averlo...



Numero di pubblicazioneDE69922629 T2
Tipo di pubblicazioneConcessione
Numero domandaDE1999622629
Data di pubblicazione19 mag 2005
Data di registrazione2 apr 1999
Data di priorità2 apr 1999
Pubblicato anche comeDE69922629D1EP1040763A1,EP1040763B1US6231899
InventoriRenato 12051 Alba Rosso
CandidatoFerrero Ohg Mbh
Esporta citazioneBiBTeXEndNoteRefMan
Link esterni: DPMAEspacenet



Il segreto del Pocket Coffee sta nella sofisticatissima tecnica che Ferrero studia personalmente per iniettare l’alcol dentro lo scrigno di cioccolato senza scioglierlo. Il timore di Michele Ferrero, proprietario dell'industria dolciaria, era che qualcuno gli copiasse l’idea. Allora Grande Stevens, l'avvocato di fiducia di Michele Ferrero, gli propose di brevettare tutto. Ferrero si rifiuta, con qualche buona ragione.




Mentre quando si brevetta un prodotto è facile scoprire se qualcuno lo copia, brevettare un processo produttivo e una macchina industriale è pericoloso: significa depositare all'ufficio brevetti l’idea e il progetto della macchina che si sta brevettando, cosicché ciò che si intende proteggere diventa pubblico e disponibile.
Al contrario dei prodotti di largo consumo, le macchine industriali possono essere clonate con una certa tranquillità: “Come faccio ad andare negli stabilimenti dei miei concorrenti a vedere se mi hanno copiato la macchina?”, si lamentava Ferrero con il giovane avvocato. 

Allora Grande Stevens escogitò la soluzione astuta: “Mi venne in mente che c’era la convenzione internazionale grazie alla quale tutti i Paesi aderenti riconoscevano validità ai brevetti registrati in qualsiasi altra nazione firmataria.
E siccome alla convenzione partecipava anche l’Egitto, consigliai a Ferrero di andare a depositare il brevetto per la macchina dei Pocket Coffee al Cairo. Per un concorrente sarebbe stato difficile immaginare che proprio ai piedi delle piramidi c’era il segreto di Ferrero, e comunque il ponderoso documento era ovviamente scritto in arabo, dopo una lunga e laboriosa opera di traduzione, e insomma, a quei tempi era abbastanza improbabile che qualcuno andasse fino al Cairo a trovare e leggere in arabo la tecnica di produzione dei Pocket Coffee”.





giovedì 17 novembre 2016

step16: Nel design


Il colore nel design gioca un ruolo fondamentale al fine di creare ambienti armoniosi e chic. 
Un elemento fondamentale nell'arredamento di salotti e sale d'aspetto è sicuramente il divano, di cui sopra è riportata un'immagine. Nei divani la tinta marrone è frequente, sia perché molto elegante, sia perché è il colore dei tessuti in pelle, molto frequenti in questi oggetti. 
Il divano, anche detto sofà, ottomana, il divano moderno entrò nella cultura occidentale dal mondo ottomano. Lo stesso termine "divano" viene dal termine arabo di origine persiana dīwān, con cui s'indicavano i registri amministrativi, conservati in un apposito locale dove gli scribi lavoravano seduti su cuscini. Dai registri il termine passò a designare l'ambiente e, in modo traslato, l'insieme dei cuscini su cui si sedevano gli addetti alla scrittura. Non troppo diversamente successe col vocabolo "sofà", derivante dall'arabo suffa, che vuol dire "cuscino".
Il primo periodo di grande diffusione in Europa risalì al periodo di Luigi XV e all'epoca neoclassica, mentre il momento storico di maggiore successo fu quello ai tempi di Luigi XVIII e della Restaurazione.
Esistono diverse tipologie di divano: il divano a due o tre posti; il divano angolare; il divano componibile; divano con penisola, il divano-letto. 

step15: il marrone nella pubblicità


Per anni, prima dell’arrivo dei computer e dell'inizio dell'era informatizzata, i manifesti pubblicitari per vendere prodotti di ogni genere o per tentare e accattivare il passante di ogni età, sesso o rango, sono stati affidati alle mani esperte di grafici artistici e illustratori più o meno famosi. Dai loro ingegni sono uscite immagini e tavole illustrate talvolta così belle o convincenti da rimanere nella storia. 

Come ad esempio il manifesto del caffe Breda, in cui il marrone domina la scena: una donna afroamericana distesa su un letto di chicchi di caffè. La figura della donna donna richiama l'esoticità del prodotto, rendendone così più invitante il consumo, ricordandone anche la peculiarità, essendo un prodotto difficile da coltivare in Europa, e quindi  spesso importato de terre lontane.

Per saperne di più sul caffè Breda ecco un interessante articolo su questo e le altre aziende produttrici di caffè padovane:

domenica 13 novembre 2016

step14: Chimica

La chimica ha un ruolo fondamentale per quanto concerne il colore, in quanto grazie ad essa è possibile sintetizzare nuovi coloranti e pigmenti che non sono reperibili in natura.
La sostanziale differenza tra pigmenti e coloranti è che i primi non sono in grado di sciogliersi nei comuni solventi (come l'acqua) e nemmeno nella superficie da colorare, motivo per cui nel caso dei pigmenti si parla di "dispersione".




Di seguito alcuni pigmenti organici e non utilizzati per ottenere tinte brune:

  • Biossido di manganese  (Formula chimica: MnO2)
    Questo pigmento venne inventato nella metà del secolo scorso, si presenta come una polvere dall'aspetto impalpabile . il biossido di manganese viene ottenuto mediante la precipitazione da una soluzione di solfato di manganese con soda caustica. Il pigmento può essere sia di origine naturale che sintetica, nel primo caso viene chiamato pirolusite. 







  • Terra di Siena bruciata (Formula chimica: Fe2O3 * nH2O+60%Al2O3+1%Mn2O3)
    Conosciuto fin dall’epoca preistorica, questo pigmento è un composto di ossidi di ferro, silicati argillosi e impurità varie, si ottiene calcinando terra di Siena naturale. Ha un ottimo potere coprente e si può utilizzare con tutte le tecniche : affresco, tempera, encausto, olio e acquerello.



  • Stercobilina (formula bruta è C33H46N4O6)La stercobilina è un pigmento marrone responsabile del colore delle feciPer via della sua struttura molecolare la stercobilina rientra nella classe dei tetrapirroli


    .





  • Bruno di Marte (Formula chimica: Fe2 O3 )
    Utilizzato dall’inizio del secolo scorso questo pigmento è un ossido di ferro precipitato che si ottiene mediante la calcinazione del giallo di Marte. Ha un ottimo potere coprente e si può impiegare nelle tecniche ad affresco, tempera ed olio.











vedi anche: 

martedì 8 novembre 2016

step13: Il marrone nei fumetti

Il colore nei fumetti ha un ruolo fondamentale, sia per rendere piacevole la vista della vignetta -infatti più colorita è, più attrae -sia per comunicare determinati messaggi o per rendere meglio la situazione che i personaggi devono affrontare o vivono.

Il marrone è presente nelle tinte di numerosi paesaggi e personaggi dei fumetti, come ad esempio in questa vignetta della raccolta Christmas Humor & Greetings
Nella descrizione del personaggio principale, la renna Randolph, il colore marrone del suo naso è l'elemento principale per identificarlo.






O anche in questa vignetta di Scott Hilburn, in cui la formica reclusa, dal naso marrone, riesce a cavarsela facendo i migliori complimenti al padrone di casa per i suoi stivaletti.



martedì 1 novembre 2016

step12: In cucina

Il marrone in cucina è un colore presente in innumerevoli pietanze, visti i tantissimi ingredienti caratterizzati da tinte brunastre. E' un colore che si trova n particolar modo nei dolci, essendo il colore del cioccolato.

E' il caso, ad esempio, della torta caprese, dove il marrone è dominante fatta eccezione per la superficie, coperta da un dolce strato di zucchero a velo.





O anche dei Marron Glacè, in cui il marrone figura non soltanto nell'aspetto della pietanza, ma anche nel nome, legato all'ingrediente principale della ricetta, ovvero i marroni.





Tuttavia non sono solo dolci ad essere caratterizzati dal marrone, ma anche altre squisite portate, come i primi, ed è il caso delle gustosissima tagliatelle al ragù bolognese, in cui la tinta brunastra del ragù rende davvero appetibile il piatto.





step11: Un documento sul Marrone





"I write of a color that is not a singular color, not a strict recipe, not an expected result, but a color produced by careless desire, even by accident; by two or several. I write of blood that is blended. I write of brown as complete freedom of substance and narrative. I extol impurity.
I eulogize a literature that is suffused with brown, with allusion, irony, paradox -ha!- pleasure.
I write about a race in America in hopes of undermining the notion of race in America.
Brown bleeds through the straight line, unstaunchable - the line separating black from white, for example. Brown confuses. Brown forms at the border of contradiction (the ability of language to express two or several things at once, the ability of bodies to experience two or several things at once).
It is that brown faculty I uphold by attempting to write brownly. And I defy anyone who tries to unblend me or to say what is appropriate to my voice.
You will often find brown in this book as the cement between leaves of paradox.
You may not want paradox in a book. In which case, you had better seek a pure  author.
Brown is the color most people in the United States associate with Latin America.
Apart from stool sample, there is no browner smear in the American imagination than the Rio Grande. No adjective has attached itself more often to the Mexican in America than "dirty" - which I assume gropes toward the smile "dirt-like", indicating dense concentrations of melanin.
I am dirty, all right. In Latin America, what makes me brown is that I am made of conquistador and the Indian. My brown is a reminder of conflict.
And of reconciliation.
In my own mind, what make me brown in the United States is that I am Richard Rodriguez. My baptismal name and my surname marry England and Spain. Renaissance rivals.
North of the U.S.-Mexico border, brown appears as the color of the future. The adjective accelerates, becomes a verb: "America is browning".
South of the border, brown sinks back into time. Brown is time. [...]"


In: Richard Rodriquez, Prefazione del libro "Brown: The Last Discovery of America", ed. Penguin Books, 2002, pagine 1-10