Il Brevetto presentato, di Renato 12051 Alba Rosso risalente all'aprile 1999, riguarda la produzione di dolcetti al cioccolato e caffè, entrambi ingredienti di colore marrone, molto simili ai Pocket Coffee.
Il motivo per il quale non ho potuto pubblicato il brevetto originale dei Pocket Coffee lo spiegherò a breve, infatti sarei dovuto andare in Africa per averlo...Numero di pubblicazione | DE69922629 T2 |
Tipo di pubblicazione | Concessione |
Numero domanda | DE1999622629 |
Data di pubblicazione | 19 mag 2005 |
Data di registrazione | 2 apr 1999 |
Data di priorità | 2 apr 1999 |
Pubblicato anche come | DE69922629D1, EP1040763A1,EP1040763B1, US6231899 |
Inventori | Renato 12051 Alba Rosso |
Candidato | Ferrero Ohg Mbh |
Esporta citazione | BiBTeX, EndNote, RefMan |
Classificazioni (14) | |
Link esterni: DPMA, Espacenet |
Il segreto del Pocket Coffee sta nella sofisticatissima tecnica che Ferrero studia personalmente per iniettare l’alcol dentro lo scrigno di cioccolato senza scioglierlo. Il timore di Michele Ferrero, proprietario dell'industria dolciaria, era che qualcuno gli copiasse l’idea. Allora Grande Stevens, l'avvocato di fiducia di Michele Ferrero, gli propose di brevettare tutto. Ferrero si rifiuta, con qualche buona ragione.
Mentre quando si brevetta un prodotto è facile scoprire se qualcuno lo copia, brevettare un processo produttivo e una macchina industriale è pericoloso: significa depositare all'ufficio brevetti l’idea e il progetto della macchina che si sta brevettando, cosicché ciò che si intende proteggere diventa pubblico e disponibile.
Al contrario dei prodotti di largo consumo, le macchine industriali possono essere clonate con una certa tranquillità: “Come faccio ad andare negli stabilimenti dei miei concorrenti a vedere se mi hanno copiato la macchina?”, si lamentava Ferrero con il giovane avvocato.
Allora Grande Stevens escogitò la soluzione astuta: “Mi venne in mente che c’era la convenzione internazionale grazie alla quale tutti i Paesi aderenti riconoscevano validità ai brevetti registrati in qualsiasi altra nazione firmataria.
Allora Grande Stevens escogitò la soluzione astuta: “Mi venne in mente che c’era la convenzione internazionale grazie alla quale tutti i Paesi aderenti riconoscevano validità ai brevetti registrati in qualsiasi altra nazione firmataria.
E siccome alla convenzione partecipava anche l’Egitto, consigliai a Ferrero di andare a depositare il brevetto per la macchina dei Pocket Coffee al Cairo. Per un concorrente sarebbe stato difficile immaginare che proprio ai piedi delle piramidi c’era il segreto di Ferrero, e comunque il ponderoso documento era ovviamente scritto in arabo, dopo una lunga e laboriosa opera di traduzione, e insomma, a quei tempi era abbastanza improbabile che qualcuno andasse fino al Cairo a trovare e leggere in arabo la tecnica di produzione dei Pocket Coffee”.
Per saperne di più:
https://www.pocketcoffee.it/
http://www.dagospia.com/rubrica-4/business/genio-cioccolata-franzo-grande-stevens-racconta-michele-ferrero-95098.htm
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